Leader, quali qualità deve avere?

Leader, quali qualità deve avere?

Quali capacità deve possedere un leader per essere definito tale?

La forza e il coraggio. Ma non solo.

Fra le concezioni essenziali del mio patrimonio cosciente, della mia storia esistenziale, ci sono il concetto di “leader” e quello collegato di “leaderismo” : è una tesi, un concetto, che mi ha accompagnato spesso nel mio percorso personale e professionale, perché è strettamente legato alla mia ideologia naturale.
Molti uomini possono essere dei leader, delle guide morali, ovviamente non tutti ma, scavando profondamente nelle personalità, tanti possono concorrere ed essere dei regolatori e driver di vita o semplicemente degli importanti punti di riferimento per gli altri.
Questa è una condizione psicologica essenziale per avere successo, per riuscire a far si che gli sforzi tesi alla realizzazione dei propri desideri nel lavoro, e non solo, abbiano una risoluzione soddisfacente. E questo vale per la direzione ed il coordinamento di aziende, per l’amministrazione e la guida di società, comunità, partiti politici e nazioni, ma anche scuole, famiglie, giornali e quant’altro abbia bisogno di funzioni di controllo e orientamento al futuro, di coinvolgimento e obiettivi da raggiungere.
Non esiste praticamente nessuna aggregazione di persone che non abbia bisogno di una figura di leader. Astruse teorie di gestione collegiale o anarchica di una qualsiasi organizzazione lasciano il tempo che trovano e sono totalmente campate in aria. Sono solo teorie, parole, ma nulla di concretamente applicabile e assolutamente lontane da una qualche forma di risultato che porti beneficio.
La funzione del leader è carismatica, ma non in senso liturgico o religioso. La parola, che proviene dal greco antico “charisma” – derivata dal sostantivo chàris/grazia – significa dono, e all’origine indica un dono di Dio ad una persona. In psicologia normalmente ha lo stesso significato di “dono” e spesso viene assimilata all’aura, quell’alone leggendario che alcuni personaggi hanno ed alla loro capacità di aggregare persone e convincerle ad eseguire azioni che normalmente da soli non farebbero. Insomma il potere di strutturare una sorta di “massa critica”, condizionarla e gestirla.
Ma il carisma che io intendo, la forza di convincimento che un leader deve avere, non proviene necessariamente dalle semplici parole. E nemmeno dai geni, dal ruolo o dal potere.
Una guida deve convincere perché innanzitutto ha dato buone dimostrazioni di saper fare ed è stato un ottimo esempio. Il carisma in questo caso è il derivato di un lavoro lungo, costante e produttivo. E un leader che lo esercita non lo fa mai con presunzione o con arroganza.
In un equipaggio perso tra le onde, al capo non basta avere carisma. Il capo è colui che infonde maggior sicurezza e soprattutto che dimostra maggior coraggio.
Ecco, appunto, il coraggio…spesso “questo sconosciuto”!
Ho incontrato e conosciuto decine di persone, anche in ruoli di qualche rilievo, totalmente sprovvisti di coraggio. Se non quello delle sterili parole. Quasi mai quello delle azioni!
Dei veri parassiti, maestri dell’opportunismo.
“Palloni gonfiati” ma vuoti di concretezza e pragmatismo. Le aziende, in generale di medie o grandi dimensioni, ne sono piene!
Il coraggio, componente primaria e fondamentale di un leader, ma ancor prima di un uomo vero.
Senza non si può esserlo, non si puo’ essere una persona credibile, stimabile ed apprezzabile.
Ma come scriveva il ManzoniIl coraggio se uno non ce l’ha, non se lo può dare…” ed è molto complicato acquisirlo, coltivarlo e farlo crescere. Serve impegno, umiltà e la voglia di rischiare. Non è da tutti.
E’ comune invece incontrare persone che si atteggiano a leader, ma non lo sono minimamente. E’ solo un atteggiamento, una finzione. Ma si tratta di guide finte, uomini di poco valore.
Quanto volte abbiamo incontrato soggetti del genere? E come diceva bene il grande principe della risata Totò, che tra l’altro principe lo era davvero “Siamo uomini o caporali?”, e con questa frase che nel film di Camillo Mastrocinque non voleva essere comica, racchiudeva molto del senso di una parte del mio ragionamento. Il principe De Curtis, nella parte culminante del film, infatti spiegava:

L’umanità io l’ho divisa in due categorie di persone : uomini e caporali.
Gli uomini sono quelli esseri che lavorano per tutta la vita, spesso come bestie, inseguendo soddisfazioni e risultati.
I caporali sono invece coloro che sfruttano, che tiranneggiano, che umiliano. Questi esseri li troviamo spesso ai posti di comando senza averne l’abilità o l’intelligenza, ma con la sola bravura delle loro facce toste, della loro presunzione e della loro prepotenza. 

A qualunque ceto appartengano, ci faccia caso, hanno tutti la stessa faccia, le stesse espressioni, gli stessi modi. Pensano tutti alla stessa maniera!”

Ecco, un leader di questo tipo è appunto un caporale, uno che ha avuto una fortuna insperata, che con sofismi dialettici, mistificazioni e qualche raccomandazione ha raggiunto posti di potere ed esercita quell’autorità in modo magmatico, egoistico, non facendo progredire l’azienda che dirige ma spesso rallentandone la crescita.
Credo di poter affermare questo sulla scorta delle mie esperienze nei ruoli diversi che ho ricoperto : ho attraversato i territori della conoscenza maturando l’esperienza e stando , come si può facilmente comprendere, da un lato e dall’altro della scrivania. Se ho raggiunto certi obiettivi è perché ho conosciuto leader eccellenti e leader minori, di scarso valore umano e professionale.
Quelli eccellenti mi hanno insegnato molto, mi hanno dato anche la forza ed il coraggio di smascherare gli altri e fornito l’antidoto affinchè non rimanessi “avvelenato” dai falsi esempi.

A cura di Bruno Vettore